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DOSSIER
Gli anziani nella Media valle del Tevere
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..:: UNA MANO TESA AGLI ANZIANI ::..

Intervista con Pasquale Caracciolo presidente della Fondazione Fontenuovo

di Matteo Berlenga


Per avere un quadro più completo della situazione, e delle necessità che incontrano le associazioni che lavorano quotidianamente con gli anziani abbiamo intervistato Pasquale Caracciolo, presidente della Fondazione Fontenuovo, che gestisce 2 Residenze Protette, una a Perugia e l'altra a Marsciano, e che fa parte del comitato che dirige il centro diurno di Via Fonti Coperte.

Sig. Caracciolo, può spiegarci come si suddividono le strutture ricettive per anziani?
Le strutture, che operano per ristabilire la completa autosufficienza dell'anziano sono divisibili in : - Residenza Sanitaria Assistita (RSA), che è la struttura a più alta valenza sanitaria. E' prevista la sua collocazione "di norma" all'interno degli Ospedali di territorio e con degenze limitate nel tempo (3 mesi). - La Residenza Protetta (RP) è la struttura destinata a pazienti cronici stabilizzati e prevede inserimenti sia permanenti che temporanei. - Il Centro Diurno (CD) è una struttura di tipo semiresidenziale destinata ad anziani parzialmente o totalmente non autosufficienti bisognosi di programmi di riabilitazione globale, di mantenimento e di socializzazione. Tutte queste strutture per funzionare devono rispondere a degli standard, a livello strutturale e soprattutto a livello di personale, che sono continuamente verificati dalla Regione; una struttura come la nostra ha 104 pazienti (fra Perugia e Marsciano) assistiti da 120 dipendenti; ciò fa capire che tipo di assistenza necessitano gli ospiti delle RP.

Chi e perchè si rivolge a strutture come le Residenze Protette?
Le residenze Protette, come già detto, ospitano anziani non autosufficienti; l'ingresso in queste strutture avviene solo dopo il parere di idoneità che deve essere emesso dalla UVG della ASL, e spesso gli anziani che entrano in queste strutture, vengono a causa delle difficoltà che incontrano i loro familiari per accudirli a domicilio; nella migliore delle ipotesi un anziano in difficoltà riceve dalla Regione un assegno di cura (800 in tutta l'Umbria), ma spesso non è sufficiente per venire incontro a tutte le difficoltà che si possono incontrare nella tarda età.

Che tipo di rapporto cercate con l'anziano che entra nelle vostre strutture?
Il nostro obiettivo è quello di rispondere al meglio alle esigenze di ogni persona; con l'aumentare della media di vita, aumentano anche il grado di non autosufficienza che colpisce le persone nostre ospiti; la non autosufficienza viene misurata con una scala che va da 1 a 6, per indicare la gravità o meno della situazione di cui si parla; nelle nostre strutture, per una scelta professionale, abbiamo deciso di gestire tutto, dalla mensa alla lavanderia, dall'assistenza sanitaria alle attività sociali, in modo da creare una grande famiglia, per far sentire i nostri opsiti a loro agio ed integrati. Tutto questo nella direzone di sostenere i rapporti personali che svolgono una grande funzione in questa fase della vita, soprattutto se non si è in grado di poter scegliere da soli con chi stare.

Il sistema sanitario Regionale ha delle carenze nell'assistenza agli anziani?
La soluzione senza dubbio migliore è che l'anziano riesca a vivere in famiglia la sua anzianità, cercando di risolvere i problemi connessi all'età tramite l'Assistenza Diurna Integrata (ATI), un servizio domiciliare che spetta alle ASL, tramite i Centri Diurni, che come detto sono da valorizzare soprattutto in città, visto che le piccole frazioni possono essere considerate, per il rapporto che c'è di vicinato spesso molto intenso, dei Centri Diurni espansi, e tramite gli assegni di cura, che per ora sono solo 800 nella nostra Regione, un numero sicuramente insufficiente per uno strumento che va diventando necessario per gli anziani bisognosi di assistenza continua.



 

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